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venerdì, aprile 15, 2011

Non rinunciate alla Spiritualità

Dimenticate la divinità che avete nel vostro essere troppo spesso, ignari della vostra possibilità di riequilibrare il vostro essere per ritornare nell’unità che vi permetterà di ottenere la piena realizzazione di quello che siete nel divenire. Perché avete accettato di essere inferiori di quello che siete senza neppure pretendere in cambio qualcosa, che gratificasse almeno il senso del piacere o di una materialità che vivete nello stento e nel disagio di desideri continuatamente frustrati?
Provate a rinunciare a quella cattiva posizione dove ora siete costretti in virtù di inganni e menzogne che hanno oscurato il vostro cuore, per ritrovare quella fiducia e quell’entusiasmo nella vita che non potrete avere fino a quando non unirete l’ ascolto con l’emozione della vostra parte eterica.
Vivete la Vita fratelli, con tutto quello che siete, sempre.

(dai Dialoghi Fraterni, 10 aprile 2011)

Spesso la Spiritualità è vista in maniera distinta dalla Vita terrena. Persino la religione pone un distinguo attraverso le funzioni e i riti che non sono sufficientemente integrati nel vivere quotidiano perché mancano di forza attrattiva rispetto a tante altre cose che possono risultare più gradevoli per gli individui. Per questo gli esseri che vengono definiti come “spirituali” sono quasi posti su un piano dimensionale esterno a quello reale, come ponti tra il cielo e la terra, che dedicano la propria vita per la comunicazione di messaggi di salvezza per l’umanità, per la preghiera e l’elevazione del proprio piano umano.
Questo può essere vero per alcune persone che intendono dedicare la propria vita in uno stato di meditazione, preghiera, isolamento dalla temporalità delle cose del mondo. Possiamo definirli mistici, nell’espressione energetica esercitano una forte pressione sul 4 chakras fino a farlo diventare punto di attrazione di tutta la forza energetica dell’essere. Il potenziamento può portare nel tempo a una diminuzione della forza dei chakras della mente (inferiore e superiore), per una forma di negazione della personalità così forte da far unire l’essere alla qualità divina.


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